Il PIL USA registra la prima contrazione dal 2022: Trump attribuisce la colpa a Biden, difende i dazi e promette una ripresa imminente.
L’economia degli USA ha avviato il 2025 con un segnale preoccupante. Nonostante le promesse di crescita e prosperità, i dati preliminari del Dipartimento del Commercio hanno certificato una contrazione del prodotto interno lordo (PIL) pari a -0,3% nel primo trimestre, rispetto al +2,4% dell’ultimo trimestre del 2024. Si tratta della prima flessione dal 2022, un dato che riaccende i timori di una recessione tecnica.

USA: un rallentamento inaspettato
A pesare su questo risultato è stato soprattutto l’aumento delle importazioni, salite del 41,3% nel tentativo delle imprese americane di anticipare i nuovi dazi imposti dall’amministrazione Trump. Questa corsa agli acquisti ha contribuito ad allargare il deficit commerciale, mentre la spesa pubblica ha subito tagli significativi. Secondo gli analisti, “la differenza tra importazioni ed esportazioni ha sottratto al PIL il valore più alto mai registrato a partire dal 1947”.
Non solo: anche la fiducia dei consumatori ha subito un forte colpo, calando del 32% ad aprile, toccando il livello più basso dai tempi della recessione del 1990. Il mercato azionario ha reagito con un’ondata di vendite, amplificando l’incertezza tra gli investitori.
La risposta politica: accuse e promesse
Di fronte a questo scenario, Donald Trump ha scelto di spostare l’attenzione dai numeri negativi, puntando il dito contro il suo predecessore. In un post sui social media, il presidente ha scritto: “Il nostro Paese prospererà, ma dobbiamo liberarci dell’eccesso di Biden. Ci vorrà un po’ di tempo, ma quando inizierà il boom, sarà come nessun altro. Siate pazienti!”.
Durante una riunione di gabinetto, Trump ha ribadito la sua posizione: “Questo è Biden, non è Trump”. Allo stesso tempo, ha difeso apertamente la politica dei dazi: “Non ha nulla a che vedere con i dazi”, sostenendo che le difficoltà attuali derivino solo dall’eredità lasciata dall’ex presidente democratico.
Il principale consigliere commerciale di Trump, Peter Navarro, ha commentato i dati definendoli “la migliore stampa negativa che abbia mai visto in vita mia”, invitando i mercati a guardare oltre i numeri superficiali e sottolineando il “forte aumento degli investimenti interni” legato all’accumulo di scorte. Tuttavia, il Dipartimento del Commercio ha chiarito che tale incremento è stato in gran parte una reazione agli stessi dazi.
Mentre il presidente Trump ostenta ottimismo e promette un futuro boom economico, i numeri mostrano una realtà fragile e complessa. La sfida ora è capire se le sue politiche riusciranno davvero a invertire la rotta o se l’economia americana rischia di entrare in una fase di stagnazione prolungata.